Negli ultimi anni il concetto di Benessere Animale è
stato ampiamente dibattuto e questo dibattito ha fornito lo spunto per
molte riflessioni e ricerche di carattere etico e scientifico.
Nonostante le motivazioni alla base degli studi sul Benessere Animale
siano soprattutto di ordine etico gli studiosi hanno cercato di elaborare
definizioni e parametri di valutazione il più possibile indipendenti
da giudizi morali.
Una definizione di Benessere espressa da Broom (1988) è la seguente:
" Il benessere di un individuo è la sua condizione rispetto
alla sua capacità di adattarsi all’ambiente". Questa definizione
implica che gli animali soffrono quando hanno difficoltà nell’adattarsi
alle condizioni nelle quali vengono tenuti (allevati, ricoverati, trasportati).
Il Benessere Animale è un sfera complessa che include aspetti fisici,
comportamentali e psicologici.
Condizioni fisiche come un buon stato di nutrizione e la mantenuta capacità
di riprodursi possono essere considerate prove di benessere fisico ma
non necessariamente di Benessere nel suo senso più ampio. E’ stato
affermato che la condizione mentale di benessere non può essere
distinta dal benessere fisico perché
"…quando un animale è sofferente, si sentirà anche
sofferente , così che prendersi cura del suo stato mentale ( del
suo sentire) significa automaticamente prendersi cura della sua salute
fisica" (Duncan e Petherick, 1991).
I criteri per misurare lo stato mentale di un animale sono molto difficili
da definire perché presuppongono la conoscenza di quello che l’animale
sente e pensa: la comprensione della mente dell’animale.
Si potrebbe dubitare del fatto stesso che gli animali abbiano una mente
: " Gli altri animali hanno esperienze coscienti simili alle nostre
e, se le hanno, come sono? Hanno pensieri e sentimenti? Sono coscienti
del mondo che li circonda?" (Dawkins, 1998).
La questione della consapevolezza delle esperienze è considerata
centrale per quanto riguarda la comprensione della sofferenza degli animali.
Senza coscienza di sé nessun stato soggettivo di sofferenza può
esistere e quindi ogni discussione sul benessere risulta sterile.
Come esseri umani possiamo supporre che altri membri della nostra specie
stiano soffrendo e che siano coscienti di soffrire interpretando le loro
espressioni verbali e il loro linguaggio corporeo. Tuttavia, persino fra
noi, la comprensione dei segnali può risultare difficile specialmente
se questi segnali provengono da individui di culture differenti (Bateson,
1991).
Nella comunicazione umana possiamo usare l’empatia per comprendere lo
stato mentale di un’altra persona: possiamo fare lo stesso con gli animali?
Come possiamo supporre che gli animali soffrano in maniera cosciente?
Essi non possono dircelo. Che strumenti abbiamo per capire come gli animali
sentono? L’uso del buon senso comune e l’analogia con le nostre esperienze
personali porterebbe a concludere che in qualche modo gli animali sono
coscienti di sé stessi anche se il livello di consapevolezza potrebbe
essere differente nelle diverse specie. Tuttavia dobbiamo trovare criteri
affidabili per stabilire lo stato mentale degli animali e questi criteri
dovrebbero essere, per quanto possibile, liberi dall’antropomorfismo.
Lo strumento principale per stabilire questi criteri è senz’altro
l’osservazione dell’animale e delle sue risposte agli stimoli e alle variazioni
dell’ambiente .
Partendo da queste riflessioni e considerando la definizione di Benessere
data da Broom, possiamo pensare che un buon metodo per stabilire condizioni
accettabili di Benessere è sapere che cosa è importante
per adattarsi all’ambiente dal punto di vista dell’animale.
" Se il giudizio dell’animale di una determinata situazione
è che egli si trova in grande pericolo se non può messere
in atto certi comportamenti, allora soffrirà anche se non è
realmente in pericolo" (Dawkins, 1990)
Sia negli esseri umani che negli animali le motivazioni a mettere in atto
comportamenti di vitale importanza come mangiare, bere e accoppiarsi sono
evidenti e non hanno bisogno di essere dimostrate. E’ quindi chiaro che
impedire agli animali di mangiare o bere conduce a uno stato di malessere.
Questa è una affermazione molto semplice da fare perché
possiamo fare analogie con la nostra personale condizione nella stessa
situazione. Ma gli animali hanno bisogni che sono differenti a seconda
delle specie. Questi bisogni possono essere tanto importanti quanto nutrirsi
e bere. Essi dipendono dalle caratteristiche particolari delle specie
e gli animali possono essere disposti a spendere molte energie per soddisfarli.
Le caratteristiche etologiche di un uccello migratore possono spiegarci
perché mette tanto impegno e tante energie nel tentativo di fuggire
nel periodo della migrazione anche se nella gabbia vi è cibo abbondante
e una temperatura confortevole: è stato disegnato per migrare.
Impedire a un uccello migratore di migrare, nell’ambiente naturale, significa
la morte e quindi la motivazione a mettere in atto questo comportamento
è molto forte.
Questo è solo un esempio frequentemente riportato in letteratura
ed è utile per introdurre il concetto di domanda elastica e
domanda non-elastica ( le definizioni sono prese a prestito dalle
Scienze Economiche). Il costo che un animale è disposto a pagare
per raggiungere determinati obiettivi è direttamente proporzionale
all’importanza che questi obiettivi hanno per l’animale stesso. Questo
significa che potrebbe essere possibile stabilire quali sono le preferenze
di un animale osservando fino a che punto è preparato a pagare
il costo di mettere in atto determinati comportamenti.
Il bisogno di migrare è una domanda non-elastica per l’uccello
migratore perché è una necessità primaria dal punto
di vista dell’animale. Altri bisogni potrebbero essere classificati elastici
perché la loro soddisfazione non viene considerata di vitale importanza
dall’animale (Dawkins, 1990).
Il grado di percezione della situazione reale sembra variare nelle diverse
specie e alcuni animali sembrano essere coscienti che, in determinate
situazioni, non hanno bisogno di esplicitare comportamenti che sono invece
di vitale importanza in natura.
Per esempio la costruzione del nido è un comportamento molto importate
per le scrofe ma questo comportamento non è messo in atto se viene
messo a disposizione un nido già pronto. Ogni specie dovrebbe essere
empiricamente osservata per stabilire quali sono i comportamenti che devono
essere considerati delle necessità primarie (domanda inelastica)
la cui inibizione molto probabilmente porterà l’animale a uno stato
di sofferenza.
E’ importante mettere in relazione le preferenze espresse dagli animali
al contesto in cui essi vengono osservati poiché, come nell’esempio
del nido delle scrofe, le necessità comportamentali possono
essere soddisfatte in modi differenti a seconda delle diverse situazioni.
L’argomento delle preferenze e della privazione negli animali diventa
molto difficile da definire quando si pensa alla relazione con la questione
delle loro capacità cognitive : gli animali sono coscienti di
essere privati di qualcosa? Soffrono quando una risorsa fondamentale per
la loro vita in condizioni naturali è assente dall’ambiente o "
lontano dagli occhi è lontano dal cuore" ?.
L’esempio dell’uccello migratore sembra dimostrare che "lontano dagli
occhi" non è "lontano dal cuore" ma è facile
argomentare che l’organismo dell’uccello è stato geneticamente
programmato per la migrazione. Probabilmente in quel caso non c’è
coscienza di uno stato di privazione ma l’opposto sembra essere
dimostrato dall’esempio della scrofa: il comportamento di costruzione
del nido parrebbe correlato alla presenza della rappresentazione dell’obiettivo
del comportamento (il nido) nella mente dell’animale in quanto il comportamento
non compare quando viene fornito un nido già pronto. Sia le osservazioni
scientifiche che il buon senso comune farebbero pensare che la consapevolezza
della situazione reale e la coscienza di sé si siano evolute in
modo diverso nelle diverse specie insieme all’evoluzione di altre caratteristiche.
Non soltanto la privazione può causare sofferenza negli animali.
Essi possono soffrire dell’impossibilità di fuggire da situazioni
spiacevoli o pericolose o di predire l’arrivo di uno stimolo stressante
.
Se il livello di stress è molto alto e/o persiste per un lungo
periodo la conseguenza può essere un grave peggioramento della
qualità della vita dell’animale.
Per interpretare questi segni è importante conoscere a fondo le
caratteristiche etologiche della specie coinvolta, oltre che i parametri
clinici per stabilire lo stato di salute fisica.
Inoltre ogni sintomo dovrebbe essere valutato nel contesto in cui compare
e messo in relazione con altri eventuali aspetti comportamentali e clinici
e con i risultati delle analisi biochimiche del caso.
Segni comportamentali di uno stato di malessere
Verranno descritti alcuni comportamenti che possono essere
considerati segni di malessere fisico e/o psicologico. Saranno distinti
segni e comportamenti messi in atto in seguito a situazioni di stress
acute ( una situazione fortemente avversa di relativa breve durata) e
croniche (causate da situazioni di privazione o da condizioni fortemente
avverse prolungate per lunghi periodi o ripetute frequentemente) ( Broom,
1988).
Stress Acuto
Nel corso della loro vita gli animali incontrano spesso
situazioni stressanti come lottare per accoppiarsi, fuggire da un predatore
e così via. La risposta a queste situazioni contribuisce al processo
di adattamento all’ambiente ed è quindi da considerarsi positiva.
Quando gli animali sono tenuti in cattività o comunque
confinati nelle diverse situazioni essi sono spesso sottoposti a condizioni
stressanti di breve durata come il trasporto, la costrizione fisica per
manovre di vario tipo ( tatuaggi, terapie mediche ecc.), esposizione a
predatori o stimoli avversi in generale ( per esempio rumori o sbalzi
di temperatura). Se la risposta comportamentale a queste situazioni non
può essere messa in atto l’animale probabilmente soffrirà
uno stress acuto.
I segni comportamentali di uno stress acuto possono essere percepiti osservando
gli animali .
Durante le situazioni di stress acuto il soggetto può smettere
di mostrare comportamenti normali come leccarsi o alimentarsi e la presenza
di segni somatici di paura come urinare, defecare, vocalizzare e tremare,
insieme a posture ed espressioni di paura sono sufficienti per stabilire
che l’animale non sta bene. Anche i comportamenti aggressivi e l’immobilità
possono essere segni di stress acuto.
Nella tab.1 sono riportate le descrizioni di posture ed
espressioni del gatto confinato in gabbia che possono essere indice del
suo stato di benessere (McCune, 1992).
Grado di benessere |
Descrizione
del comportamento, postura ed espressione del gatto confinato in
gabbia |
1 |
Completamente rilassato,
corpo disteso, eventualmente anche sdraiato sul dorso, occhi normali,
orecchie in avanti, fa le fusa, ammicca, la coda di solito estesa,
il mento può essere sporto in avanti o appoggiato a una superficie,
le vibrisse in avanti/in posizione normale, potrebbe mostrarsi amichevole |
2 |
Può strofinarsi,
fare le fusa/miagolare quando avvicinato. Orecchie in avanti, drizzate,
potrebbe stare nella parte anteriore della gabbia, vibrisse in posizione
normale/in avanti, ammiccamento lento. Leggermente più "in
allerta" del n.1 |
3 |
L’addome/il posteriore
potrebbero essere ancora esposti. Orecchie in avanti/raddrizzate
o normali. Il mento potrebbe essere appoggiato a una superficie,
gli arti allungati. Le zampe potrebbero essere piegate verso l’interno,
specialmente quando viene avvicinato dall’osservatore |
4 |
Potrebbe stare
seduto infondo alla gabbia. Le vibrisse normali/in avanti. Orecchie
normali/in avanti |
5 |
Pupille parzialmente
dilatate/normali. Potrebbe miagolare, esplorare la gabbia, guardarsi
intorno. La testa si muove guardando intorno. Il mento in genere
non è appoggiato a una superficie. Il corpo è un poco
"teso" |
6 |
Pupille dilatate.
Le orecchie potrebbero essere solo leggermente abbassate e leggermente
all’indietro/in avanti sulla testa. Vibrisse normali. Postura "tesa".
La coda potrebbe essere tenuta intorno al corpo ma non aderente.
Potrebbe emettere dei miagolii/miagolare tristemente. Potrebbe esplorare
attivamente/tentare di scappare. |
7 |
Postura "rigida"
. Concentra l’attenzione sull’osservatore. Miagolii lamentosi/miagolii.
Orecchie all’indietro. La testa si muove meno. Pupille dilatate.
Potrebbe tentare di fuggire. |
8 |
Pupille dilatate/molto
dilatate. Si aggira nervoso/resta immobile. Potrebbe tentare di
fuggire. Miagola in modo particolare (Yowl). Orecchie abbassate,
all’indietro. Testa e corpo lievemente rannicchiati. Coda vicino
al corpo |
9 |
Pupille molto dilatate.
Aspetto rannicchiato, chiuso su sé stesso: corpo vicino al
suolo strettamente "racchiuso" di solito con le zampe
sotto di sé . Coda vicino al corpo. Respiro accelerato. Potrebbe
tremare. Sta sul retro della gabbia. Di solito silenzioso/vocalizza
molto. Può soffiare se avvicinato. Vibrisse all’indietro. |
10 |
Strenuamente difensivo.
Pelo, corpo e testa appiattiti. Pupille molto dilatate. Coda strettamente
avvolta vicino al corpo. Soffio di minaccia/sputo se avvicinato.
Molto lontano dalla parte anteriore della gabbia. Seduto sulle quattro
zampe con la testa bassa. Potrebbe "infuriarsi". Frequenza
respiratoria molto alta. |
Tab.1. Valutazione dello stato di benessere del gatto (da McCune,
1992)
Gli animali che soffrono di forme acute di stress possono
rapidamente tornare a una situazione di normalità quando lo stimolo
avverso è rimosso, a meno che essi sviluppino un senso di impotenza
e di perdita di controllo sull’ambiente: " Vi è sofferenza
quando sensazioni soggettivamente spiacevoli sono acute o continuano per
un lungo periodo di tempo perché l’animale è incapace di
portare avanti quelle azioni che normalmente ridurrebbero i rischi per
la vita e la riproduzione in quelle stesse circostanze" ( Dawkins,
1990). In questi casi i segni comportamentali di stress acuto possono
persistere ed è probabile che compaiano segni di stress cronico.
Nonostante le situazioni stressanti possano contribuire
all’adattamento all’ambiente, quando il livello di stress acuto è
molto alto l’animale può perdere le sue capacità di adattarsi
e trovarsi in uno stato di sofferenza.
Stress Cronico
La presenza di particolari comportamenti può indicare
che l’animale ha fallito il tentativo di adattarsi all’ambiente. La mancata
possibilità di soddisfare le domande "inelastiche" e
la mancanza di controllabilità/predicibilità dell’ambiente
potrebbero essere l’origine di un inadeguato processo di adattamento e
dar luogo a dei comportamenti anomali.
Sia la definizione che la classificazione di comportametni
anomali sono difficili (Hetts, 1991) ma alcuni comportamenti possono essere
considerati la conseguenza di un adattametno patologico all’ambiente :
le loro caratteristiche verranno descritte qui di seguito.
Stereotipie
" La stereotipia è una sequenza relativamente invariata di movimenti
che avviene tanto frequentemente in un particolare contesto che non può
essere considerata come facente parte di uno dei normali sistemi funzionali
degli animali" ( Broom, 1988).
Le stereotipie possono essere messe in atto attraverso diversi moduli comportamentali,
per esempio i cani possono girare in circolo o inseguirsi la coda, le scrofe
possono mordere le sbarre del recinto e così via.
La causa esatta delle stereotipie non è stata definita in modo preciso
ma sembra che le situazioni in cui gli animali vengono confinati in un ambiente
monotono (povero di stimoli) possano favorire l’insorgenza di questi comportamenti.
È’ probabile che animali che tendono a reagire in modo attivo alle
situazioni spiacevoli siano maggiormente predisposti a sviluppare stereotipie
rispetto a soggetti più passivi (Hetts, 1991).
Una spiegazione possibile dell’origine di questi comportamenti è
che essi siano evoluti a partire da un iniziale tentativo di fuggire e poi
siano diventati ritualizzati e ripetitivi.
Alcuni autori ipotizzano, sulla base della presenza di un’attività
oppioide, che la messa in atto di comportamenti stereotipati abbia l’effetto
di ridurre lo stress. Questa teoria è largamente dibattuta e non
sembra applicabile a tutti i tipi di stereotipie (Rushen, 1992).
Attività sostitutive
Le attività sostitutive (Displacement activities) sono comportamenti
messi in atto in situazioni in cui essi non hanno rilevanza funzionale.
Questi comportamenti posso essere generati da situazioni di conflitto
in cui l’animale vuole fare qualcosa ma non può farlo. Stimoli
ambientali percepiti come spiacevoli o pericolosi possono causare nell’animale
un conflitto interno il cui risultato può essere un comportamento
"fuori contesto".
Per esempio un cane può essere altamente motivato ad avere accesso
ad una determinata risorsa o a fuggire ma non può mettre in atto
questi comportamenti - l’accesso al cibo o a una femmina in calore o alla
libertà gli vengono impediti da un altro cane , dal proprietario
, dalla rete di un recinto o da un filo elettrico - e allora la risposta
alla situazione può essere leccarsi una zampa o un fianco (fig.2).
Le attività di sostituzione, se messe in atto frequentemente, possono
essere
considerate un segno di frustrazione e di conseguenza di malessere dell’animale.

Fig.1. Leccarsi insistentemente le zampe : un comportamento spesso osservato
in animali confinati in ambienti poveri di stimoli o sottoposti a situazioni
di stress
Comportamenti ridiretti
I comportamenti ridiretti sono rivolti verso stimoli che non sono direttamente
legati alla situazione o stimolo che li genera dal punto di vista motivazionale.
Per esempio, un gatto che non può cacciare un uccello che vede
volare fuori da una finestra perché c’è un vetro che glielo
impedisce può "ridirigere" il colpo di zampa verso un
altro oggetto o essere vivente e graffiarlo. Alcuni comportamenti aggressivi
possono essere comportamenti ridiretti. Mettere in atto questi comportamenti
può causare danni agli animali (e persone) vicini e a volte anche
all’animale stesso (se per esempio l’oggetto che si muove nelle vicinanze
è la propria coda!)
Come per le attività di sostituzione, i comportamenti ridiretti
possono essere considerati sintomi di malessere quando sono messi in atto
frequentemente e per lunghi periodi di tempo.
Apatia
Una notevole diminuzione della risposta a stimoli che generalmente causano
una qualche reazione in situazioni normali può essere sintomo di
malessere. Il benessere degli animali che hanno scarso o nullo comportamento
esplorativo, che non rispondono a stimolazioni sociali o che rimangono
persino indifferenti di fronte a una situazione estremamente avversa è
probabilmente molto compromesso.
Questa mancanza di risposte a volte può essere paragonata alla
depressione umana e dovrebbe essere considerata come la conseguenza di
una grave perdita della capacità di adattamento in generale.
Segni clinici e biochimici di malessere psicologico
L’osservazione dei sintomi comportamentali di malessere dovrebbe essere
messa in relazione con i risultati degli esami clinici e di laboratorio
.
Lo stato di salute è un importante indicatore del benessere dell’animale.
Quando l’animale si trova in scadente stato di nutrizione, non è
più in grado di riprodursi e mostra segni fisici di malattia (
lesioni cutanee, amputazioni…) dovrebbe suonare un campanello d’allarme
riguardo alla sua condizione di benessere in senso generale, non solo
fisico.
Per quel che riguarda altri segni fisici, la fisiologia del Sistema Nervoso
Autonomo ( Simpatico e Parasimpatico) e la sua influenza sulla ghiandola
surrenale sono molto importanti per capire le risposte dell’organismo
alle situazioni stressanti .
Il coinvolgimento del sistema nervoso Simpatico in condizioni
di stress porta a diverse alterazioni :
- L’aumento dei livelli plasmatici di adrenalina
- L’incremento della frequenza cardiaca e della pressione ematica
- L’aumento della temperatura corporea
Il coinvolgimento del sistema nervoso Parasimpatico equilibra la reazione
agli stimoli stressanti, diminuendo la frequenza cardiaca: questo sembra
accadere quando lo stimolo stressante è già conosciuto.
In questa situazione potremmo rilevare sia un alto livello di catecolamine
che una bassa frequenza cardiaca.
Molti sistemi neuroendocrini sono coinvolti nelle situazioni di stress
e il più importante è l’asse Ipotalamo-Ipofisi-Surrene.
La misurazione dei livelli di corticosteroidi viene frequentemente usata
come indicatore di uno stato di stress . Una prolungata stimolazione dell’asse
Ipotalamo-Ipofisi-Surrene può portare ad un abbassamento della
risposta del Sistema Immunitario e quindi aumentare i rischi di malattia
nell’animale.
I risultati degli esami clinici e di laboratorio dovrebbero comunque
essere considerati in maniera cauta e critica perché reazioni fisiologiche
ad eventi stressanti possono essere anche causate da risposte a situazioni
positive : gioia e piacere possono generare reazioni biochimicamente simili
alla paura e al dolore.
Conclusioni
Comprendere gli animali , sapere o anche solo immaginare cosa provano
e pensano, richiede un mezzo di comunicazione che non abbiamo . Possiamo
solo fare affidamento sugli strumenti empirici dell’osservazione delle
loro preferenze e della valutazione delle loro reazioni ai diversi stimoli
Sia i sintomi fisici che le manifestazioni comportamentali dovrebbero
essere considerati in maniera critica e messi in relazione alle caratteristiche
etologiche dell’animale , oltre che al contesto in cui lo si osserva.
Per migliorare il benessere degli animali che curiamo, alleviamo, teniamo
in cattività, dovremmo essere capaci di interpretare questi elementi
in modo da capire che cosa è vitale e importante dal loro punto
di vista.
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