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IL LINGUAGGIO DI FIDO: IL COMPORTAMENTO GIOCOSO

autore: Daniela Tarricone

Per un cucciolo, come per un bambino, forse non esiste niente di più serio del gioco! Il gioco ha per i piccoli di tutte le specie un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle potenzialità fisiche e mentali. Il cucciolo giocando si mette alla prova continuamente, e, ancora tramite il gioco, cerca di superare limiti e ostacoli invalicabili, finché non ha ben imparato a conoscere tutto ciò che gli serve su se stesso e sull’ambiente che lo circonda. Ogni specie esprime nel gioco le sue caratteristiche: per esempio, le prede (gli erbivori come gli agnelli, i cerbiatti, ecc.) giocano a simulare la fuga, i predatori (come il lupo, il cane, il gatto) mimano azioni di caccia. Il gioco insegna al cane a valutare le proprie capacità e ad apprendere come controllare l’ambiente. Questa funzione è essenziale per la sopravvivenza futura di ogni individuo; infatti, quando si troverà per necessità di fronte ai reali ostacoli da superare e ai problemi di sopravvivenza da risolvere, non avrà più modo di sperimentare, né avrà la possibilità di commettere errori. Ecco perché il gioco va inteso per i giovani animali come una palestra di vita, perché li prepara a utilizzare tutte le tecniche che serviranno loro nella vita futura.

Anche se non è ancora ben chiara l’origine del gioco e tutta la serie di effetti che produce, sembrerebbe che il gioco sia – e non solo per il cane - un’attività auto-motivante, perché genera gratificazione di per sé. Infatti, mentre la maggior parte dei comportamenti viene emessa per raggiungere un determinato obiettivo, per quanto riguarda il gioco, lo scopo sarebbe l’ottenimento della gratificazione che di per sé esso stesso produce. Ciò spingerebbe l’animale a giocare, e il fine evolutivo raggiunto sarebbe la conoscenza e l’esperienza che esso accumula giocando, entrambe di vitale importanza per la sopravvivenza.

Inoltre il gioco svolge molte altre funzioni legate all’acquisizione della socialità, infatti è tramite le attività ludiche che gli individui giovani imparano a conoscersi reciprocamente, a mettersi in relazione, ad apprendere il linguaggio della propria specie, a valutare le possibilità e i limiti propri e dell’avversario. Durante il gioco i fratellini simulano conflitti, si attaccano, si mordono; lo fanno "per scherzo", ma intanto imparano tutto ciò che servirà loro in futuro per affrontare veri scontri.

Se si osservano giocare due cuccioli della stessa età noi vediamo che cambiano continuamente ruolo ed espressione, passando repentinamente dalla condizione di dominanza a quella di sottomissione, dalla manifestazione di aggressività a quella di paura, in un’alternanza che impedisce al gioco di diventare qualcosa di veramente serio. Un piccolo attacca il fratellino, lo morde, lo manda a pancia all’aria, l’altro si sottomette, mostra il ventre, ma ecco che un attimo dopo è in piedi, pronto ad aggredire e a mordicchiare lui il primo, senza che si verifichi in realtà nulla di veramente preoccupante.

Nel corso del gioco, animali sociali e aggressivi (in quanto predatori) come il cane, imparano a dialogare, a comprendere e a farsi capire dai loro conspecifici, apprendono fin dove possono spingersi con i membri del loro gruppo sociale e come fare per autoproteggersi. Per questo è fondamentale non allontanare i cuccioli dalla madre e dai fratelli prima delle 7-8 settimane, perché è in questo periodo cruciale che apprendono tutti i rudimenti essenziali del linguaggio canino. Anche la madre è fonte primaria di insegnamento, in quanto gioca con loro, in seguito tollera i loro irruenti giochi, e con il passare del tempo insegna ad essi quando è il momento di smettere. Per queste ragioni gli allevatori dovrebbero astenersi dall’affidare le cucciolate troppo precocemente, dovrebbero evitare – come spesso succede – di allontanare la madre o di separare i fratellini prima di questo periodo.

Il gioco è fortemente importante anche in seguito. Quindi il proprietario, una volta adottato un cucciolo, dovrà assolutamente favorire incontri con altri cuccioli e anche con cani adulti affidabili, in modo che possa continuare a sperimentare nel gioco le proprie e le altrui facoltà. Solo così è probabile che da grande non abbia problemi con i suoi simili.

Anche per gli adulti il gioco riveste un ruolo rilevante, anche se quantitativamente è un po’ meno intenso. Infatti, tramite il gioco, il cane continua a mettere a punto strategie e tecniche che potrebbero rivelarsi utili al momento della necessità. Ma ciò che è più importante, tramite il gioco può esprimere comportamenti infantili e ottenere un contatto fisico privo di conseguenze negative con i suoi simili.

Nel corso dell’interazione giocosa fra due cani adulti, si notano le stesse espressioni che appaiono duranti i veri conflitti, ma queste sono molto più smorzate, alleggerite, non così intense come nelle situazioni reali. Quando un adulto vuole giocare con un altro, mette in atto il cosiddetto invito al gioco, per lo più tramite l’espressione giocosa e l’inchino giocoso.

L’inchino giocoso, che tutti i proprietari conoscono, e che hanno visto esibire dal loro cane non solo nei confronti dei suoi simili, ma anche dell’essere umano, è una postura con cui l’animale finge di attaccare l’avversario, tenendo bassa la parte anteriore del corpo, e tirando su quella posteriore. Di solito sta fermo per qualche attimo, poi saltella verso il partner scodinzolando, oppure retrocede, sempre balzellando. Se l’altro risponde, seguiranno corse sfrenate, con improvvise inversioni di marcia, oppure lotte giocose a sfondo gerarchico. Questo stesso schema dell’inchino viene anche utilizzato dal maschio e dalla femmina nel corso del cerimoniale del corteggiamento.

Nell’espressione giocosa il cane tiene la bocca semiaperta, con le labbra tirate indietro e le orecchie dritte (se la conformazione della razza lo consente). L’analisi di tale espressione è importante poiché ci fa capire il senso e il vero movente del gioco. Infatti in essa si mescolano tutte le svariate combinazioni di espressioni possibili: da quella che rileva la paura a quella che manifesta l’aggressività, come pure la dominanza e la sottomissione. In altri termini il cane prima fa finta di essere aggressivo e poi di aver paura, finge di essere prima sicuro di sé e poi insicuro…, con continui e repentini cambiamenti di motivazione.

Nessuno dei due partecipanti però può attardarsi troppo sulla stessa espressione perché ciò comporterebbe il rischio di trasformare lo scherzo in un conflitto reale. Ciò, purtroppo, è quanto avviene sempre più spesso fra i cani che vivono nella nostra società urbanizzata, poiché non viene concessa loro quasi mai sufficiente opportunità di interagire, né da piccoli né da adulti. La grave conseguenza è che l’animale finisce per perdere la capacità di rispondere in modo corretto ai suoi simili, e di attenersi ai segnali ricevuti. Invece il gioco fra conspecifici svolge un ruolo importantissimo anche in relazione al rapporto con il proprietario. Infatti se l’animale ha la possibilità di giocare regolarmente con altri cani, sarà meno agitato e irruento con gli esseri umani e non chiederà di avere con il padrone una forma analoga di contatto, fatta di confronti e di sfide per quanto simulate, che, in taluni casi, si rivelano pericolose per il ruolo gerarchico dell’essere umano.

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