Per
un cucciolo, come per un bambino, forse non esiste niente di più
serio del gioco! Il gioco ha per i piccoli di tutte le specie un ruolo
fondamentale per lo sviluppo delle potenzialità fisiche e mentali.
Il cucciolo giocando si mette alla prova continuamente, e, ancora tramite
il gioco, cerca di superare limiti e ostacoli invalicabili, finché
non ha ben imparato a conoscere tutto ciò che gli serve su se stesso
e sull’ambiente che lo circonda. Ogni specie esprime nel gioco le sue
caratteristiche: per esempio, le prede (gli erbivori come gli agnelli,
i cerbiatti, ecc.) giocano a simulare la fuga, i predatori (come il lupo,
il cane, il gatto) mimano azioni di caccia. Il gioco insegna al cane a
valutare le proprie capacità e ad apprendere come controllare l’ambiente.
Questa funzione è essenziale per la sopravvivenza futura di ogni
individuo; infatti, quando si troverà per necessità di fronte
ai reali ostacoli da superare e ai problemi di sopravvivenza da risolvere,
non avrà più modo di sperimentare, né avrà
la possibilità di commettere errori. Ecco perché il gioco
va inteso per i giovani animali come una palestra di vita, perché
li prepara a utilizzare tutte le tecniche che serviranno loro nella vita
futura.
Anche
se non è ancora ben chiara l’origine del gioco e tutta la serie
di effetti che produce, sembrerebbe che il gioco sia – e non solo per
il cane - un’attività auto-motivante, perché genera gratificazione
di per sé. Infatti, mentre la maggior parte dei comportamenti viene
emessa per raggiungere un determinato obiettivo, per quanto riguarda il
gioco, lo scopo sarebbe l’ottenimento della gratificazione che di per
sé esso stesso produce. Ciò spingerebbe l’animale a giocare,
e il fine evolutivo raggiunto sarebbe la conoscenza e l’esperienza che
esso accumula giocando, entrambe di vitale importanza per la sopravvivenza.
Inoltre
il gioco svolge molte altre funzioni legate all’acquisizione della socialità,
infatti è tramite le attività ludiche che gli individui
giovani imparano a conoscersi reciprocamente, a mettersi in relazione,
ad apprendere il linguaggio della propria specie, a valutare le possibilità
e i limiti propri e dell’avversario. Durante il gioco i fratellini simulano
conflitti, si attaccano, si mordono; lo fanno "per scherzo",
ma intanto imparano tutto ciò che servirà loro in futuro
per affrontare veri scontri.
Se
si osservano giocare due cuccioli della stessa età noi vediamo
che cambiano continuamente ruolo ed espressione, passando repentinamente
dalla condizione di dominanza a quella di sottomissione, dalla manifestazione
di aggressività a quella di paura, in un’alternanza che impedisce
al gioco di diventare qualcosa di veramente serio. Un piccolo attacca
il fratellino, lo morde, lo manda a pancia all’aria, l’altro si sottomette,
mostra il ventre, ma ecco che un attimo dopo è in piedi, pronto
ad aggredire e a mordicchiare lui il primo, senza che si verifichi in
realtà nulla di veramente preoccupante.
Nel
corso del gioco, animali sociali e aggressivi (in quanto predatori) come
il cane, imparano a dialogare, a comprendere e a farsi capire dai loro
conspecifici, apprendono fin dove possono spingersi con i membri del loro
gruppo sociale e come fare per autoproteggersi. Per questo è fondamentale
non allontanare i cuccioli dalla madre e dai fratelli prima delle 7-8
settimane, perché è in questo periodo cruciale che apprendono
tutti i rudimenti essenziali del linguaggio canino. Anche la madre è
fonte primaria di insegnamento, in quanto gioca con loro, in seguito tollera
i loro irruenti giochi, e con il passare del tempo insegna ad essi quando
è il momento di smettere. Per queste ragioni gli allevatori dovrebbero
astenersi dall’affidare le cucciolate troppo precocemente, dovrebbero
evitare – come spesso succede – di allontanare la madre o di separare
i fratellini prima di questo periodo.
Il
gioco è fortemente importante anche in seguito. Quindi il proprietario,
una volta adottato un cucciolo, dovrà assolutamente favorire incontri
con altri cuccioli e anche con cani adulti affidabili, in modo che possa
continuare a sperimentare nel gioco le proprie e le altrui facoltà.
Solo così è probabile che da grande non abbia problemi con
i suoi simili.
Anche
per gli adulti il gioco riveste un ruolo rilevante, anche se quantitativamente
è un po’ meno intenso. Infatti, tramite il gioco, il cane continua
a mettere a punto strategie e tecniche che potrebbero rivelarsi utili
al momento della necessità. Ma ciò che è più
importante, tramite il gioco può esprimere comportamenti infantili
e ottenere un contatto fisico privo di conseguenze negative con i suoi
simili.
Nel
corso dell’interazione giocosa fra due cani adulti, si notano le stesse
espressioni che appaiono duranti i veri conflitti, ma queste sono molto
più smorzate, alleggerite, non così intense come nelle situazioni
reali. Quando un adulto vuole giocare con un altro, mette in atto il cosiddetto
invito al gioco, per lo più tramite l’espressione giocosa e l’inchino
giocoso.
L’inchino giocoso, che tutti i proprietari conoscono, e che hanno visto
esibire dal loro cane non solo nei confronti dei suoi simili, ma anche
dell’essere umano, è una postura con cui l’animale finge di attaccare
l’avversario, tenendo bassa la parte anteriore del corpo, e tirando su
quella posteriore. Di solito sta fermo per qualche attimo, poi saltella
verso il partner scodinzolando, oppure retrocede, sempre balzellando.
Se l’altro risponde, seguiranno corse sfrenate, con improvvise inversioni
di marcia, oppure lotte giocose a sfondo gerarchico. Questo stesso schema
dell’inchino viene anche utilizzato dal maschio e dalla femmina nel corso
del cerimoniale del corteggiamento.
Nell’espressione
giocosa il cane tiene la bocca semiaperta, con le labbra tirate indietro
e le orecchie dritte (se la conformazione della razza lo consente). L’analisi
di tale espressione è importante poiché ci fa capire il
senso e il vero movente del gioco. Infatti in essa si mescolano tutte
le svariate combinazioni di espressioni possibili: da quella che rileva
la paura a quella che manifesta l’aggressività, come pure la dominanza
e la sottomissione. In altri termini il cane prima fa finta di essere
aggressivo e poi di aver paura, finge di essere prima sicuro di sé
e poi insicuro…, con continui e repentini cambiamenti di motivazione.
Nessuno
dei due partecipanti però può attardarsi troppo sulla stessa
espressione perché ciò comporterebbe il rischio di trasformare
lo scherzo in un conflitto reale. Ciò, purtroppo, è quanto
avviene sempre più spesso fra i cani che vivono nella nostra società
urbanizzata, poiché non viene concessa loro quasi mai sufficiente
opportunità di interagire, né da piccoli né da adulti.
La grave conseguenza è che l’animale finisce per perdere la capacità
di rispondere in modo corretto ai suoi simili, e di attenersi ai segnali
ricevuti. Invece il gioco fra conspecifici svolge un ruolo importantissimo
anche in relazione al rapporto con il proprietario. Infatti se l’animale
ha la possibilità di giocare regolarmente con altri cani, sarà
meno agitato e irruento con gli esseri umani e non chiederà di
avere con il padrone una forma analoga di contatto, fatta di confronti
e di sfide per quanto simulate, che, in taluni casi, si rivelano pericolose
per il ruolo gerarchico dell’essere umano.
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